Bibliotecanews:
storia d'un giornalino di Biblioteca

Il Desviarin
storia di giovani negli anni 1970

I luoghi e la memoria
un'idea di qualche anno fa, sempre valida

Storie di masche
storie recuperate dai ragazzi

Museo della Fisarmonica, della musica e dell'arte popolare
storia di un museo

Phonola... nel sacco di iuta
storia di una radio

Viasœl Jòrs de 'Snive
storia di un sentiero

alla pagina Cultura

 

Bibliotecanews:
storia d'un giornalino di Biblioteca

Bibliotecanews, "organo ufficiale" della biblioteca comunale "Matteo Silvestro" di Robilante, venne stampato dal 1995 al 2004, per un totale di 9 numeri consecutivi ed a cadenza annuale.

Volle essere un "notiziario aperto" alla società robilantese: il comitato di redazione, composto dagli allora responsabili della biblioteca e da alcuni esterni interessati, si dichiarò sempre disponibile nel pubblicare ogni "anelito" giungesse da chiunque, purchè costruttivo e firmato.

Fu, per chi la visse, una bella esperienza: condivisa, passionale, di crescita umana e culturale. Nel nostro piccolo, credo, facemmo Cultura, anche in un paese piccolo come Robilante. In fondo, crescemmo insieme, e non fu poco.

Come tutte le cose fece il suo tempo, così come lo fece, del resto, tanti anni prima "Il Desviarin", opuscolo dei giovani, in allora, intorno agli anni 1970 o giù di lì, qui a Robilante.

Di Bibliotecanews rimane, e non è poco, la traccia e resta, sullo sfondo, una Biblioteca comunale, tutt'ora attiva e gestita dal Volontariato giovanile dal "lontano" 1986. Una biblioteca patrimonio di tutti, che continuerà, credo e spero, nel suo piccolo, a far Cultura, ad animare ed ad animarci, sicuramente diversa, ma viva.

E per chi crede in un mondo "diverso" è davvero una bella speranza …

Novembre 2007

Mario Dalmasso

I numeri di Bibliotecanews
1995 1996 1997 1998 1999
2000 2001 2002 2003  

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I luoghi e la memoria

Nel 1999 Mario Dalmasso aveva contattato "L&M - I LUOGHI E LA MEMORIA" l'Associazione dei ricercatori di storia locale del Piemonte.

Ecco un collegamento a quanto proposto, pubblicato sul notiziario n. 2 dell'ottobre 1999 dell'Associazione.

In alternativa una copia della pagina con l'articolo.

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Storie di masche

Tutto nasce da una festa, la 7a della Fisarmonica a Robilante, dedicata a Giuseppe Vallauri, "Notou Sounadour".

Nella festa si pensa alla rievocazione di una veglia "viâ": alcuni amici del paese si "spendono" per allestire la scena, s'inserisce anche la presentazione di un libro, "Masche, Faie, Servan" di Fausto Giuliano e Franco Delpiano, amici di Boves.

Ne scaturisce un bel momento, di là dalla retorica delle rievocazioni senz'anima, soprattutto perchè la gente del paese ha voglia e partecipa attivamente alle scene (vedi foto 1 2).

Da un'idea di Silvio Peron, uno dei due "direttori artistici" della festa della Fisa, si leggono in sala le storie di masche recuperate dai ragazzi della scuola secondaria di Io grado di Robilante.

Ne nasce un legame tra il mondo di ieri rievocato dalla "viâ" e le storie di masche, lette dai giovani in sala. Antiche storie per nuove voci, nella linea del tempo.

Ecco i testi letti durante la serata: 1 2

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Lavoro di gruppo della veja

Mia nonna abitava in una cascina alla periferia. Era una cascina all'antica con grande porticato, le stanze piccine e fredde. Per far luce, quando c'era una festività si usava il lumino a petrolio.; per i giorni normali le lampade a acetilene, molto puzzolenti. D'inverno ci si scaldava con una vecchia stufa e sovente ci si ritrovava anche con i vicini nella stalla per discussioni di vario genere. Così gli animali avevano il compito di scaldare tutti!!! Le stanze da letto al piano superiore erano molto fredde d'inverno; per scaldare i letti si usavano degli scaldini ance se ricordo che non riuscivano a scaldarmi per tutta la notte!

Giochi
Quando non c'era la televisione si giocava a giochi di ruolo e all'aperto. Si improvvisavano delle bocce usando delle pietre rotonde di varie misure. Oppure si giocava a carte, bandiera, dama, il gioco del fazzoletto, il gioco delle cinque stelle...

Usanze
Le massaie per lavare i panni si recavano ai lavatoi fatti in pietra costruiti vicino ai bedali, come detersivo si usava la lisciva cioè un concentrato di carbonati per sbiancare i tessuti. Nelle case non c'erano i servizi igienici e i più ingeniosi avevano costruito una specie di gabinetto in legno, simile ad una turca, vale a dire un buco con un asse sopra. Per lavarsi veniva scaldata l'acqua con la stufa e portata con il secchio in una tinozza di legno, e quel giorno ci si lavava tutti. Abbiamo intervistato la nonna di Andrea, che ci ha detto che andava a guardare le mucche e nel frattempo giocava a carte per ingannare il tempo. Invece la nonna di Luca, insieme ad amici e parenti, si raccontavano dei Sarvanot e il nonno di Sebastian giocava a bocce con le pietre più rotonde che trovava in giro. Inoltre le feste popolari, a causa della mancanza della televisione, erano molto più sentite e vi partecipavano tutti. In particolare nel carnevale veniva allestito un carro in cartapesta da Donato 'd 'la Risulina, e partecipavano alle varie sfilate nei paesi vicini, ma mi ha raccontato mia nonna che sono anche arrivati fino a Saluzzo e a Torino. Hanno anche sfilato davanti all'allora Presidente della Repubblica Gronchi. Le maschere caratteristiche del paese erano "Cek e Cia", sovente il personaggio femminile di Cia era mia nonna.
I cellulari, la TV, il computer a quel tempo non c'erano, ma c'era la macchina da scrivere, con cui, se si aveva voglia, si poteva scrivere una lettera a qualcuno o un testo.

Mezzi di trasporto
C'erano in giro soprattutto biciclette e ce ne erano certe che erano molto pesanti e avevano una ruota fissa cioè senza catena. Quelli più fortunati avevano le moto o le prime automobili che erano grosse e lente.

Lavoro
il lavoro era tanto, ma la paga poca. Ecco perché quasi tutti avevano la bicicletta e non l'auto.

Lavoro scritto da Matteo Bosso, aiutato per la sua costruzione da Andrea Testa, Johan Sebastian Belfiore e Luca Morra.

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Le serate quando non c'era la televisione

Gruppo formato da: Dalmasso Giacomo, Ferrero Nicolò, Giordanengo Lorenzo, Giordanengo Nicolò, Giordano Marco, Giraudi Erik.

Certo, erano altri tempi...!!! Non si trascorreva il tempo libero utilizzando apparecchi tecnologici come al giorno d'oggi...

Quando non c'era la televisione, all'inizio del secolo scorso, le persone si riunivano la sera soprattutto nelle stalle; nelle nostre vallate, in tempo di Quaresima e anche nel periodo vicino alla festa dei santi, una donna recitava il rosario al quale tutto il vicinato partecipava. Spesso dopo la preghiera si proseguiva la serata festeggiando: c'era chi giocava a carte, chi suonava la fisarmonica e il clarinetto e chi accompagnava danzando.

Per far trascorrere le lunghe serate invernali, le donne si raccoglievano intorno al fuoco per ricamare o per lavorare a maglia, i bambini giocavano e scherzavano, mentre gli uomini si riunivano nelle stalle per discutere sulle vicende giornaliere e parlare di eventuali avvenimenti accaduti durante la giornata o di cui avevano sentito parlare.

Durante le notti estive i contadini trascorrevano invece le loro serate spostandosi dai "tetti" in cui abitavano fino al paese più vicino per far festa; si andava nelle trattorie dove si cantava, si suonava e si ballava.

I ragazzi inoltre, avevano l'abitudine di recarsi sotto casa delle loro amate per conquistarle facendo delle serenate utilizzando la fisarmonica e il clarinetto e cantando canzoni loro dedicate.

Si raccontavano anche storie di masche, streghe e altre strane creature! Si, perché in passato in Piemonte i contadini credevano a streghe e diavoli e ogni volta che accadeva qualcosa di strano si attribuiva tale avvenimento a queste creature.

La nonna di Erik racconta...
Una brutta sera un fulmine colpì un albero e questo si spaccò in metà con la forma di una strega. Ogni volta che c'era la luna piena l'albero si illuminava e tutti gli abitanti scappavano impauriti. Una sera tre uomini coraggiosi vollero scacciare la strega e così capirono che non si trattava di una masca. Tutti vissero così più tranquilli.

La nonna di Nicolò Ferrero racconta che circa 150 anni fa le masche rapivano i bambini piccoli facendoli precipitare dai burroni. I genitori autorizzavano le masche a compiere tale gesto perché avevano paura di eventuali ritorsioni!... ma la nonna di Nicolò non ci ha mai creduto!

Lo zio di Nicolò Giordanengo, Costanzo Dalmasso, racconta che in Frazione Folchi di Vernante gli abitanti del luogo erano spaventati da una luce che compariva all'improvviso la sera in Località due Ponti. In realtà si trattava di Don Dutto, prete della parrocchia che, incappucciatosi agitava un lanternino cercando di intimorire coloro che non frequentavano la messa domenicale.
Un valligiano coraggioso però lo smascherò riempiendolo di legnate. Il prete venne scoperto e pertanto allontanato dal paese.

Sempre in Valle Granda di Vernante raccontano che lo zio di Costanzo Dalmasso molti anni fa, dopo una festa di Carnevale, non rientrò a casa. Il giorno seguente venne trovato morto nella neve lungo la scarpata. Le impronte nella neve rivelavano che l'uomo sembrava sfuggire a qualcosa o qualcuno che l'avesse spaventato. Il dubbio della gente è sempre stato che una masca l'avesse terrorizzato a morte.

Un giorno, durante la festa dei coscritti del 1915 al ristorante "il Nazionale", arrivarono dei poveri frati a chiedere elemosina. Un festeggiato si rifiutò di donare l'elemosina e picchiò un frate. Il frate disse al coscritto che presto si sarebbe pentito. Infatti più tardi, mentre stava tornando al suo tetto e mentre cercava di dormire nel letto, venne malmenato da esseri invisibili.

In Valle Stura raccontano la storia del Maiale Parlante. L'animale si presentava all'improvviso di notte ai viandanti che percorrevano stretti sentieri e con voce autorevole diceva: "Deme la strà" (Cedetemi il passaggio). Il malcapitato, preso dalla paura, fuggiva terrorizzato. Lo stesso maiale compare nelle storie della pianura cuneese dove nelle notti in cui si bagnava il mais, deviava il corso d'acqua sollevando la chiusa con i denti. Alcuni coraggiosi affrontavano il maiale colpendolo con un bastone e il giorno dopo il fattore si vedeva in paese con un braccio fasciato al collo.

La storia del maiale è dovuta alla credenza che alcune persone avessero la capacità di trasformarsi in animali o di incantare le persone per far sì che vedessero di fronte a loro non un uomo, ma una bestia.

La mamma di Giacomo racconta che non tutte le masche erano cattive... Alcune sfruttavano le loro capacità soprannaturali per guarire la gente dai loro malanni.

Concludendo, possiamo dire che oggi la gente non crede più alle masche!
La scienza ha smascherato queste credenze ma molte persone guardando il cielo spergiurano di aver visto oggetti volanti. Li chiamano ufo e si ritiene che siano di origine extra terrestre. Chissà se anche le streghe delle nostre nonne si sono modernizzate!

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Storia di un Museo

(secondo la mia campana, ovviamente …)

Un giorno, scherzando, un amico m'ha detto "dovresti scrivere qualcosa sul museo, è anche un po' colpa tua se c'è…"
E' vero, in fondo ne sento un po' la "colpa", almeno in parte, per questo museo. E sento anche un po' d'orgoglio, nel dirlo.

C'era un fabbricato, ristrutturato negli anni ottanta del secolo scorso (a partire dal 1988, mi pare), dall'amministrazione comunale dell'allora sindaco Priotto (sindaco dal 1985 al 1990), quale casa-alloggio per persone bisognose anziane ed autosufficienti, fabbricato mai terminato allo scopo. Il comune di Robilante, durante l'amministrazione della "sindachessa" Anna Graglia (mandato 1999-2004), decise di trasformare la costruzione in museo, cambiandone la destinazione d'uso, in accordo con la Regione Piemonte.
Furono la musica e la fisarmonica a farla da padroni nelle scelte iniziali, scelte ovvie considerato l'ambiente musicale della valle Vermenagna e la figura, importante, di Giuseppe Vallari (Notou Sounadour, 1894-1983 ).
Ci fu uno spazio però, e non marginale, anche per la figura di Giorgio Bertaina (Jòrs de 'Snive, 1902-1976), il montanaro delle sculture in legno, racchiuso poi nell'arte popolare.
Nacque così l'idea del "Museo della Fisarmonica, della musica e dell'arte popolare" in Robilante.

Mi ritrovai in Biblioteca, nell'ottobre 2002, una prima volta con Anna Graglia, Renato Pasta e l'architetta incaricata del progetto dal comune, Valeria Cottino, ed esposi a loro le mie idee, che l'architetta poi elaborò.
Inoltre contribuii personalmente, durante gli incontri voluti dall'amministrazione Graglia, nella primavera del 2004, a proporre con idee e con materiali, soprattutto fotografici, estrapolandoli da quelli raccolti, nel tempo, nell'idea del "Centro di Documentazione sulla Cultura Locale della Comunità Montana", che avevo creato presso la biblioteca comunale, nel 1999.
Mettemmo a disposizione del costituendo museo, anche parte delle 11 "copie fedeli" delle opere di Jòrs de 'Snive, egregiamente e gratuitamente scolpite da Renato Allinio, per l'idea del "Museo diffuso delle opere di Jòrs de 'Snive" (creato nel dicembre 2001). Le rimanenti sarebbero servite per mantenere attiva la prima saletta del museo diffuso, allestita presso la biblioteca.
E se Renato Allinio ancora poteva continuare a scolpire, di certo non sarebbero mancate le idee per diffondere le "nuove copie fedeli", nell'ambito del progetto del museo diffuso e, certamente, senza mai mischiare "sacro e profano", copie ed originali, per intenderci.
Le copie però ci servivano, per valorizzare i 100 originali in mano ai privati, difficilmente recuperabili.
Il "Museo diffuso delle opere di Jòrs de 'Snive", nel 2002, entrò così a far parte del circuito dei "Percorsi di Cultura", a cura della Provincia di Cuneo.

Sul "Museo della Fisarmonica, della musica e dell'arte popolare locale", portai il mio apporto, condizionato dagli eventi, anche con la nuova amministrazione del sindaco Claudio Campana (2004-2009), negli incontri del dicembre 2004. Rimangono nel museo, a testimonianza, oltre alle statue di legno, anche le foto con la dicitura del "Centro di Documentazione sulla Cultura Locale della Comunità Montana", belle gigantografie curate dall'architetto Valeria Cottino e le frasi sui muri che in parte inventai, convinto come rimango che, per esempio, riferendomi a Robilante ben si abbini "ci sono la musica ed il ballo scolpiti nell'anima di questo paese", oppure riferendoci a Jòrs "Jòrs scolpiva il suo mondo nel legno, poi regalava i suoi sogni al vento".

Nel mese di maggio del 2005, il museo terminò gli allestimenti, con le linee individuate dall'architetta Cottino, grazie anche all'impegno volontario di Silvio Peron, soprattutto per la parte musicale, e dell'Assessora alla Cultura Claudia Magliano e fu inaugurato il 29 maggio 2005.

Da allora il museo fa bella mostra di sè.
Internamente ha tante e splendide cose da dirci, visitabili di tanto in tanto …

Novembre 2007

Mario Dalmasso

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Viasœl Jòrs de 'Snive
storia d'un sentiero

L'idea d'un collegamento culturale attrezzato fra la frazione di Snive e l'abitato di Robilante è, nel nostro piccolo, ormai datata.

Già in Bibliotecanews n.4 (1998) Mario Dalmasso scriveva a pagina 6 d'un itinerario culturale possibile fra musica, segale e legno scolpito, in riferimento alla carrareccia di collegamento fra Robilante e Snive, passando per Rescas.

L'anno seguente, su Bibliotecanews n.5, fu la volta di Renato Pasta, ad approfondire l'argomento a pagina 7: si trattava delle prime "prese di posizione" di un'idea da tempo "covata", in seno all'allora "gruppo della Biblioteca".

Ulteriori elaborazioni dell'idea porteranno in seguito alla stampa dell'opuscolo quadrilingue, nell'ambito della prima edizione del progetto Vous d'Oc, sulla minoranza linguistica occitana prodotto dalla Comunità montana delle Valli (in allora) Gesso, Vermenagna e Pesio (estate 2004). L'opuscolo, curato da Fredo Valla, sotto il coordinamento editoriale di Ines Cavalcanti e la sentita partecipazione degli allora responsabili della Biblioteca Comunale "Matteo Silvestro" di Robilante, ebbe una tiratura di circa 600 copie, in buona parte ormai distribuite.

Nel frattempo l'ultimo numero edito di Bibliotecanews, gennaio 2004, riportava l'articolo di Mario Dalmasso a pagina 7, dal titolo "il sentiero ritrovato": in allora concludevo il testo augurandomi che fossimo all'inizio "di un'escursione che potrebbe forse portarci lontano". Si sa, in fondo, anche di "forse" si vive.

L'idea fu poi ripresa dal comune di Robilante nell'estate del 2004, con l'adesione al progetto del Gruppo d'Azione Locale (G.A.L.) delle Valli Gesso, Vermenagna e Pesio, definito dei "sentieri di prossimità". Il comune di Robilante redasse, a cura dell'allora tecnico comunale Renato Pasta, certamente l'anima di questa parte dell'idea, uno specifico progetto, finanziato in parte a carico del comune ed il resto del G.A.L.

Allestito nella primavera del 2006, il sentiero, denominato "Viasœl Jòrs de 'Snive", fu poi inaugurato il 26 giugno 2006. Per l'occasione la locale sezione AVIS "Giovanni Capitolo", organizzò una corsa non competitiva, denominata AviSnive, ed alla giornata inaugurale parteciparono sotto l'organizzazione dell'Assessora alla Cultura del comune di Robilante Claudia Magliano, la corale "Armonia della Parola", Antonio Sordello per l'organizzazione del percorso e tutti i Volontari che contribuirono alla polentata e alla festa di Snive, davanti alla casa di Jòrs. Per l'occasione il comune editò un opuscolo, reperibile presso gli uffici comunali (0171/78101).

Ora, forse, è giunto il tempo d'un rilancio dell'idea …

Novembre 2007

Mario Dalmasso

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Phonola... nel sacco di iuta

Ecco un articolo che parla della radio nel contesto rurale (proprio di Robilante senza citarlo).
Parla di una radio del Teit di Bœsc negli anni '50.
Racconta la vera storia della radio Phonola 5509.

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