Gustou sacrista: un mestiere particolare.

Un mestiere particolare, ed anche impegnativo, era quello di Dalmasso Agostino, classe 1897: sacrestano. Era di discendenza dei Coumput, una famiglia originaria di Vernante, stabilitasi al Montasso. foto sacrestano Da qui il padre di Agostino si era trasferito con la famiglia nella parte bassa della Cialancia, a tetto Balme. Mentre i fratelli assumevano l'appellativo "di Barme" lui diventava per tutti: Gustou sacrista.

Prima di lui a fare quel lavoro c'era Pietro, Petou sacrista, di cui si ricorda ancora la storia della paglietta.
Gustou conosceva già un po' quel mestiere, in quanto aiutava Petou, quando venne chiamato da un vicecurato, che era stato trasferito da Robilante al duomo di Cuneo, ad andare a lavorare anche lui in città.

Nel 1921, dopo aver preso parte alla prima guerra mondiale ed essere rimasto ferito, iniziò stabilmente a fare il sacrestano a Robilante. Per mantenersi doveva anche fare l'agricoltore, con due vacche e un po' di terra.
I compiti principali erano suonare le campane ed addobbare la chiesa.

I primi rintocchi al mattino erano quelli dell'Ave Maria cui facevano seguito quelli della messa. Tra gli uni e gli altri c'erano i tocchi del tempo.
Le campane suonavano nuovamente per segnalare l'inizio della scuola, quindi a mezzogiorno ed infine alla sera per la recita del rosario che era subito seguita dalla funzione del vespro. Questa funzione aveva la stessa sequenza di rintocchi della messa.
Nei giorni festivi alla messa prima seguiva quella dei giovani, alle ore 9 o 9:30 e la messa solenne, mëssa granda, alle ore 11. Questa messa era preannunciata dal sènh grant. Nel pomeriggio c'era la funzione del vespro, con i cantori maschi che si radunavano nell'abside, ou corou. Nelle festività maggiori il suono del sènh grant veniva sostituito da quello della boudëtta, suono a doppio.
Quando moriva qualcuno del paese veniva suonata la dipartita, pasâ, esattamente 24 ore prima del funerale. Lo stesso suono veniva ripetuto per annunciare la funzione della sepoltura.
Per i funerali dei bambini il suono delle campane e la cerimonia venivano detti sënhèt.

Gli addobbi della chiesa parrocchiale erano l'altro notevole impegno.
La chiesa veniva listata a lutto in occasione della messa di trigesima e veniva addobbata di rosso in occasione delle maggiori solennità. In quest'ultimo caso gli addobbi erano posti, oltre che lungo le colonne, anche lungo il cornicione della navata centrale e tra il baldacchino posto sopra l'altare maggiore ed i quattro pilastri della chiesa più vicini a tale altare.
Nella settimana santa venivano coperti tutti i Cristi sui crocefissi.
In occasione delle messe di settima e di trigesima, nella navata centrale della chiesa, veniva talvolta montato il catafalco.

Un ulteriore lavoro consisteva nell'accompagnare il parroco, nei giorni seguenti alla Pasqua, nella benedizione delle case in campagna.
C'era infine un lavoro del quale ormai pochi si ricordano: la raccolta delle decime. Durante la mietitura i fedeli lasciavano nei campi alcuni covoni destinati al sostentamento del parroco. Era lui, il sacrestano, che provvedeva alla loro raccolta ed al trasporto.

Con il mutare del mondo, il suo lavoro stava diventando in parte sostituibile con l'automazione, in parte non più apprezzato. Così, ottantaduenne, lasciava questo mondo per andare a trovare di persona Colui che aveva sempre servito.

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Alla Candelora, in tempi di povertà, al posto di vere e proprie candele benedette venivano distribuite delle pagliette (candele esilissime). Avendo Petou sacrista lo sparato dei pantaloni, patlëtta sbottonato, una donna che si accingeva a ritirare la paglietta gli sussurrò "Petou, la patlëtta!". Avendo questi capito "paiëtta, le risposte: "Tranquille, ce n'è per tutte!"

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La prima messa veniva celebrata alle ore 6:30 o alle 7. Una seconda messa era celebrata alle ore 8.
Il susseguirsi dei segnali delle funzioni religiose è rimasto immutato, sebbene ora sia automatizzato. Il suono a distesa della campana per segnalare la messa, sounâ, veniva dato mezz'ora prima dell'inizio della funzione. Un quarto d'ora prima si davano una ventina di rintocchi, archoucâ, e cinque minuti prima tre rintocchi, i bœt.
I tocchi del tempo venivano dati per avvisare la popolazione, ancora a letto, sulla situazione meteorologica: nessun colpo significava che il tempo era sereno, un colpo indicava che era nuvoloso, due che pioveva e tre che nevicava.

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La campana usata per il suono a distesa sia di mezzogiorno che delle funzioni religiose era quella di dimensioni medie. La stessa serviva per i rintocchi dati agendo sul battacchio. Per segnalare l'inizio della scuola veniva suonata una campana apposita, di piccole dimensioni.

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Nel sènh grant ad ogni rintocco della campana grande, suonata a distesa, erano intervallati alternativamente uno e due rintocchi dati con il battacchio della campana media.
Questo suono che indicava festività non era sostitutivo di quello che indicava la funzione ed infatti, dopo una breve pausa, veniva eseguito il primo dei tre segnali della messa.

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La boudëtta nelle cappelle, dove c'è una sola campana, viene eseguita percuotendo la stessa con due martelletti. Nella chiesa parrocchiale, il cui campanile è dotato di quattro campane, la boudëtta veniva eseguita da Gustou in uno strano modo.
In posizione baricentrica tra le campane, sollevata di circa un metro dal pavimento, era disposta un'asse sulla quale egli si sedeva appoggiando la schiena ad un montante della travatura di sostegno delle campane. Con una funicella per ognuna delle quattro campane, fissata da una parte tale struttura e dall'altra al battacchio, ognuno di questi era mantenuto a pochi centimetri dal bordo della propria campana. Tirando leggermente verso il basso le funicelle, una per mano ed una per piede, i battacchi colpivano la campana e veniva così suonata la boudëtta.

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La pasâ consisteva nel suonare a distesa ed lungo per tre volte una campana.
Nella pausa tra una suonata e l'altra venivano eseguiti dei rintocchi: due se si trattava di una donna, tre per un uomo e, si dice, quattro se si trattava di un sacerdote. La campana usata per il suono a distesa era quella grande per gli uomini e quella media per le donne. I rintocchi erano dati con la campana media per gli uomini e con la campana piccola per le donne.

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Per questa messa, celebrata trenta giorni dopo la morte, sulle facciate delle colonne rivolte verso la navata centrale venivano appesi dei drappi neri che partivano dal cornicione per giungere fino allo zoccolo delle colonne.

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A seconda della facoltosità della famiglia del defunto, il catafalco consisteva in una semplice cassa nera a forma di bara con sopra dipinta una croce di colore bianco, toumbin, oppure in una serie di tre casse sovrapposte, di dimensioni decrescenti, formate da pannelli dipinti fissati tra loro. Ad ognuno dei quattro angoli del catafalco era posto un candeliere.

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