La chiesa parrocchiale di San Donato in Robilante presentata in un pieghevole consegnato alle famiglie
in occasione della benedizione delle case Pasqua 1994 dal parroco don Giuseppe Parola.
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CHIESA PARROCCHIALE
DI S. DONATO
IN ROBILANTE
Pasqua 1994
Ama la tua comunità parrocchiale
"Collabora, prega e soffri per la tua parrocchia, perché devi considerarla come una madre a cui la Provvidenza ti ha affidato: chiedi a Dio che sia casa di famiglia, fraterna ed accogliente, casa aperta a tutti e al servizio di tutti.
Collabora, prega e soffri perché la tua parrocchia sia vera comunità di fede: rispetta il parroco, anche se avesse mille difetti, è il delegato di Cristo per te. Guardalo con l'occhio della fede, non accentuare i suoi difetti, non giudicare con troppa facilità le sue miserie, perché Dio perdoni a te le tue miserie.
Collabora, prega, soffri perché la tua parrocchia sia una vera comunità eucaristica, che l'Eucaristia sia «radice viva del suo edificarsi», non una radice secca, senza vita. Partecipa alle Eucaristie con tutte le tue forze. Godi e sottolinea con tutti, tutte le cose belle della tua parrocchia. Non macchiarti mai la lingua accanendoti contro l'inerzia della tua parrocchia; invece rimboccati le maniche per fare tutto quello che ti viene richiesto. Ricordati: i pettegolezzi, le ambizioni, la voglia di primeggiare, le rivalità sono parassiti della vita parrocchiale: detestali, combattili, non tollerarli mai!.
La legge fondamentale del servizio è l'umiltà: non imporre le tue idee, non avere ambizioni, servi nell'umiltà. E accetta anche di essere messo da parte, se il bene di tutti, ad un certo momento, lo richiede.
Ci sono sempre settori dove c'è piena libertà di azione: la preghiera, i poveri, i malati, le persone sole ed emarginate. Basterebbe fossero vivi questi settori e la parrocchia diventerebbe viva. La preghiera, poi, nessuno te la condiziona e te la può togliere. Ricordati bene che, con l'umiltà e la carità, si può dire qualunque verità in parrocchia. Spesso è l'arroganza e la presunzione che ferma ogni passo ed alza i muri.
Quando le cose non vanno, prova a puntare il dito contro te stesso, invece di puntarlo contro il parroco e contro le situazioni. Hai le tue responsabilità, hai i tuoi precisi doveri: se hai il coraggio di un'autocritica, severa e schietta, forse avrai una luce maggiore sui limiti degli altri.
E prega incessantemente per la santità dei tuoi sacerdoti: sono i sacerdoti santi la ricchezza più straordinaria delle nostre parrocchie, sono i sacerdoti santi la salvezza dei nostri giovani. "
Da un discorso del papa Paolo VI morto il 6 agosto 1978
CENNI STORICI
sulla CHIESA PARROCCHIALE "S. DONATO" in ROBILANTE
La prima presenza cristiana in Robilante è da far risalire agli anni 550. Nei 200 anni precedenti i cristiani si riunivano nelle case. A quei tempi la comunità cristiana era guidata dai Frati benedettini di Borgo S. Dalmazzo.
Solo verso il 1200 si costruì una chiesa nel paese e precisamente presso l'antica torre romana, trasformata poi in campanile. Tale chiesa era orientata in senso trasversale rispetto all'attuale e aveva in testa la torre romana. Possiamo quindi immaginare che si stendesse dall'attuale Cappella di S. Eligio fino alla Cappella delle figlie di Maria.
Nel 1683 la chiesa, divenuta ormai troppo piccola per ospitare i cristiani della comunità, fu ingrandita e trasformata nell'attuale edificio. Dell'antica chiesa ora è rimasta solamente la tela dell'Altare di S. Eligio.
Nel 1791 furono costruiti il Coro e i due Cupolini degli Altari di S. Giuseppe e della Madonna del Rosario. L'Altare di S. Giuseppe è stato costruito dal marmista Fossati di Valdieri nel 1801 e le pitture furono fatte da Bongiovanni di Pianfei.
L'Altare Maggiore (v. foto di cop.) proviene dalla chiesa dei Francescani di Mondovì, dai quali l'hanno comprato i Massari del
SS.mo Sacramento, grazie allo straordinario contributo di Giuseppe Tosello di Robilante.
Anche l'Altare del Rosario (v. foto 3) proviene da un'altra chiesa e precisamente da quella dei Frati Agostiniani di Busca. Ed è stato acquistato nel 1806, mentre era stato costruito nel 1781. Il Cupolino e i 15 Misteri del Rosario sono stati dipinti dal torinese Angelo Vacca.
Al 1859 risale la tela dell'Altare di S. Magno ed è stata dipinta da Angelo Iacobi detto il "Pastore" di Cuneo.
Per 200 anni i muri interni della chiesa erano rimasti spogli. Vi erano appese soltanto delle tele, tra le quali vi era tutta la serie dell'Apostolato (Gesù Cristo, i 12 Apostoli e i 4 Evangelisti), serie che probabilmente è stata venduta.
Risale al 1873 l'idea grandiosa di pitturare tutti gli interni. L'impresa è stata affidata ai tre pittori AGNESE di Caraglio, GAUTHIER di Nizza e ARNAUD di Caraglio.
foto 1
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foto 2
(torna ai cenni storici)
foto 3
(torna ai "Cenni storici")
foto 4
(torna ai "Cenni storici")
Nel 1879 si è provveduto a rinnovare il pavimento del Presbiterio e Coro con una "seminata veneziana".
Al 1881 risale la bellissima Pala d'altare, incastonata nel coro
(v. foto 2) e che fu dipinta da Bartolomeo Giorgis, pittore che nel 1901 fece anche la tela dell'Altare di S. Giuseppe.
Nel 1884 è stato acquistato da Francesco Vittino di Centallo il grande Organo, e conseguentemente si è costruito la Tribuna.
Don Giorgio Cismondi, parroco dal 1885 al 1920, fece poi costruire la Cappella delle Figlie di Maria e quella della Grotta di Lourdes; acquistò le statue di S. Donato, S. Eligio, S. Antonio di Padova, Sacro Cuore, S. Giuseppe, Immacolata e Madonna di Lourdes.
Sostanzialmente per più di 100 anni gli interni della chiesa rimasero tali e quali, accumulando inevitabilmente l'usura del tempo e i danni provocati da svariati eventi.
La necessità di un restauro era ormai più che evidente.
E così nel 1992 il pittore BARALE G. BATTISTA di Roccavione iniziò il restauro delle volte delle navate laterali e delle Cappelle di S. Giuseppe e di S. Eligio.
Nel 1993, sotto la direzione della Dr.ssa Giovanna Galante Garrone e dell'Arch. Mirella Macera della Soprintendenza di Torino, sono stati ripresi i lavori consistenti in interventi di consolidamento, pulitura e restauro.
L'opera è stata compiuta abilmente e pazientemente dai fratelli GHIBAUDO MARIO e GIOVANNI di Roccavione, con la consulenza tecnica di Pietro Dalla Nave di Mondovì.
I restauri, a cui hanno collaborato anche diversi volontari robilantesi, sono stati ultimati nella primavera del 1994. La superficie restaurata è stata di 2.284 metri quadrati!
Nel frattempo si è provveduto ad un nuovo impianto di illuminazione, al rifacimento da parte dei mosaicisti di Spilimbergo della seminata veneziana di Presbiterio (v. foto 4) e del Coro, e al loro arredamento in legno di castagno.
La chiesa si presenta ora di nuovo all'ammirazione di tutti nel suo massimo splendore.
don Giuseppe Parola don Gianmichele Gazzola |
L'impatto con la Chiesa, a Robilante, è immediato. È lì che ti attende, quando arrivi da Cuneo, seduta all'incrocio delle strade che da lì si dipartono per il paese e lì si ritrovano, a significare l'essenziale convergenza delle tante esperienze di vita verso il luogo sacro che tutte le raccoglie. La felice intuizione dei robilantesi ha saputo esprimere anche nella collocazione dell'edificio chiesa la profonda fede nella necessità di mettere al centro della vita l'istanza religiosa.
La piazza del mercato, il luogo degli incontri umani, delle contrattazioni pure indispensabili alla vita materiale, è dietro, quasi nascosta all'ombra dell'antica torre romanica che fa da campanile.
Posta al crocicchio delle strade dell'uomo, la Chiesa è la via al cielo. Lo si sente entrando in chiesa. La struttura è quella classica a tre navate, tradizionale, frutto delle tante trasformazioni apportate nei secoli per rendere più bello e ornato l'edificio sacro.
Tuttavia è degna di nota la maggiore elevazione della navata centrale e l'abbondante finestratura in alto che dà all'insieme una festosa luminosità. Le navate laterali restano quasi in penombra a suggerire momenti di riflessione silenziosa mentre la celebrazione comunitaria trova la sua espressione più vera nella sobria eleganza degli ori e delle tinte calde della volta e delle pareti, rese più vive dal recente restauro, e nella tensione impressa verso l'affresco del cielo
(v. foto 1) che, con i dottori della Chiesa, sovrasta (quasi una cupola) l'altare maggiore.
Il cielo, la casa del Padre, verso la quale siamo in cammino pellegrini affaticati dai tanti travagli di questa nostra terra e bisognosi del conforto e dell'aiuto che solo la Chiesa può dare. Non a caso domina il battistero la croce ed una grande croce affianca l'altare della celebrazione eucaristica. Non si tratta di una inutile e stucchevole ripetizione. Tutto ci viene dalla Croce di Cristo, l'acqua che ci purifica e ci disseta, il pane che ci nutre e ci dà forza.
Così anche se il cammino è faticoso e pieno di insidie, l'amore che lo Spirito Santo ha riversato nei nostri cuori ci spinge a lasciar vibrare la nostra voce nel canto di lode. Laus Deo, lode e gloria a Dio nell'alto dei cieli, lode e onore perenne al Signore della Vita, Cristo Signore, Crocifisso Signore.
Ing. Timossi don Innocenzo